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Scaduto il 21 agosto il termine per la presentazione a LSE delle offerte per acquistare MTS

Updated: Aug 24, 2020

aggiornamento del 22 Agosto 2020 :

E’ scaduto venerdì 21 agosto il termine per la presentazione al London Stock Exchange delle offerte per la sua quota del 62,5% di MTS,  la piattaforma di contrattazione all’ingrosso dei titoli di Stato, controllata da Borsa Italiana, a sua volta controllata dal LSE (si veda Reuters).


Tra le offerte ci sono, come atteso, quella della cordata Cassa Depositi e Prestiti ed Euronext (la federazione di listini europei cui aderiscono già Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Oslo, Lisbona e Dublino), affiancate da Mediobanca e JP Morgan, e quella della cordata Deutsche Boerse e Six , la società che gestisce la Borsa di Zurigo e Madrid, con Citigroup come advisor. Si dice che MTS sia stata valutata circa 600 milioni di euro, con le offerte arrivate al LSE per la sua quota che si dice siano comprese tra i 310 e i 375 milioni.


Ma come noto questa è solo la prima fase di un processo più ampio, che potrebbe vedere il LSE cedere non solo la sua quota in MTS, ma tutta Borsa Italiana.  Il London Stock Exchange, che è assistito da Goldman Sachs e Morgan Stanley, ha infatti confermato venerdì 31 luglio che sta ragionando su un’ipotesi di vendita di tutta Borsa Italiana o della controllata MTS. E questo, dopo che la settimana prima LSE aveva comunicato che la Commissione europea aveva iniziato una seconda fase di revisione dell’operazione di fusione tra LSE e l’information provider Refinitiv.


Entro l’11 settembre, quindi, sono attese le offerte sull’intera Borsa Italiana, MTS inclusa. E anche questa gara dovrebbe vedere in campo la cordata Cdp-Euronext, eventualmente affiancata da qualche istituzione finanziaria, come Intesa Sanpaolo, e da fondi di private equity, con F2i che potrebbe essere un candidato naturale. Oggi Euronext è quotata con un flottante pari al 76,24% del capitale e ha nel suo azionariato Cdc (la Cdp francese) all’8%, Euroclear all’8%, Bnp Paribas al 2,2%, Sfi-Fpim (la Cdp belga) al 4,5% e l’olandese Abn-Amro allo 0,55%. Il progetto sarebbe quello di far entrare Cdp nel capitale di Euronext (probabilmente tramite Cdp Equity), con una quota identica a quella della sua collega francese, quindi l’8%, e con Euronext che acquisirebbe Borsa Italiana.

 

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aggiornamento del 3 Agosto 2020 :

LSE conferma, possibile la cessione di MTS o di tutta Borsa Italiana. Cdp e F2i in manovra

Dopo mesi di voci, il London Stock Exchange ha confermato venerdì 31 luglio che sta ragionando su un’ipotesi di vendita di tutta Borsa Italiana o della controllata MTS, la società che gestisce il mercato dei titoli di Stato (si veda qui il comunicato stampa). E questo, dopo che la settimana prima LSE aveva comunicato che la Commissione europea aveva iniziato una seconda fase di revisione dell’operazione di fusione tra LSE e l’information provider Refinitiv (si veda qui il comunicato stampa).


Come noto, l’assemblea degli azionisti del LSE ha votato a fine novembre 2019 con una maggioranza di oltre il 99% la proposta di acquisire Refinitiv, in un’operazione di scambio azionario che porterà i fondi di private equity che controllano Refinitiv a possedere una quota del 37% del capitale del nuovo gruppo e con poco meno del 30% dei diritti di voto.  Il tutto per una valutazione di Refinitiv di 27 miliardi di dollari. Gli azionisti di Refinitiv sono Blackstone, Canada Pension Plan Investment Board, il fondo sovrano di Singapore GIC e altri coinvestitori oltre a Thomson Reuters.


Perché l’operazione vada in porto, però, ci vuole il via libera delle svariate Authority Antitrust coinvolte e su questo punto infatti LSE dovrà fare una scelta, in particolare sul fronte MTS, che finirebbe a far parte dello stesso gruppo di della piattaforma di intermediazione di bond Tradeweb Markets che oggi fa capo a Refinitiv.


Indipendentemente dalle questioni Antitrust l’ipotesi che le controllate italiane del LSE potrebbero avere un altro destino, che potrebbe passare da un intervento di Cdp, che con Cdp Equity e F2i potrebbe facilmente condurre in porto l’operazione, perché le infrastrutture finanziarie sono da considerarsi strategiche e quindi sul tema il governo italiano potrebbe avere tutto il diritto di intervenire, ora a maggior ragione con un golden power rafforzato. A convalidare le ipotesi di un ritorno a casa di Borsa Italiana ci si era messa anche a fine novembre Mediobanca, che aveva confezionato un documento che immaginava la possibilità di un’ipo per Borsa Italiana che vedrebbe l’uscita dal capitale da parte del LSE e l’ingresso in cui un anchor investor (appunto per esempio la Cassa Depositi e Prestiti) e un gruppo di investitori privati. Non piaceva infatti a molti l’idea di avere non solo Borsa Italiana, ma anche MTS, Cassa di Compensazione & Garanzia (CC&G) e Monte Titoli sotto controllo di un’entità non Ue, a valle della Brexit, a maggior ragione con l’ingresso nel capitale di LSE di fondi non Ue. Il tutto mentre Borsa Italiana sarebbe anche nel mirino di Euronext.


Lo scorso febbraio, poi, in occasione del suo intervento all’assemblea annuale di Assiom Foreex, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco aveva sottolineato che le autorità italiane hanno ben presente il fatto che la mega-fusione tra il London Stock Exchange e Refinitiv prevista per metà di quest’anno potrebbe avere delle implicazioni non da poco per le controllate italiane e quindi per Borsa Italiana, MTS, Monte Titoli, Cassa di compensazione e garanzia.


Il governatore aveva ricordato che “le società che gestiscono le infrastrutture dei mercati finanziari italiani (Borsa italiana, MTS, Cassa di Compensazione e Garanzia, Monte Titoli) sono inserite in un gruppo che fa capo alla Borsa di Londra, ormai insediato al di fuori dell’Unione europea. Questo gruppo è oggetto di un’importante operazione di acquisizione, il cui perfezionamento è atteso nella seconda metà dell’anno, che ne estenderà la sfera di interesse alle attività di fornitura e analisi di informazioni finanziarie; si collocherà fra i principali operatori del settore a livello globale. Nell’esercizio delle prerogative assegnate dall’ordinamento, le autorità italiane seguono con attenzione gli sviluppi dell’operazione. Le sue implicazioni per le società controllate in termini di governance, assetti organizzativi, equilibri finanziari e indirizzi strategici non dovranno pregiudicare la tutela degli obiettivi di pubblico interesse“.


Ora il tema è stato ripreso nei giorni scorsi anche dalla politica, con il deputato del M5S,  Davide Zanichelli, membro della Commissione Finanze della Camera, che insieme ai colleghi Currò, Martinciglio, Raduzzi e Colletti ha depositato una “risoluzione in Commissione Finanze alla Camera per impegnare il Governo d intraprendere ogni iniziativa al fine di concertare un’offerta competitiva in grado di riportare Borsa Italiana all’interno dei confini del Paese e scongiurare l’eventualità di una suddivisione del gruppo. È fondamentale verificare che Borsa Italiana adotti un piano di investimenti atto a sviluppare ulteriormente i mercati dei capitali in Italia. Si tratta di un asset strategico che può giocare un ruolo importante nel panorama finanziario internazionale, a beneficio di tutte le realtà dell’indotto” (si veda qui la nota di Zanichelli sul suo profilo Facebook). Secondo Zanichelli, l’opzione migliore sarebbe quella di mettere insieme un’offerta non 100% pubblica, ma 100% italiana, pur essendo aperti a un futuro a partecipazione anche internazionale in un più lungo periodo (si veda qui la sua intervista a ClassCNBC ).


A rendere l’ipotesi di ritorno a casa di Borsa Italiana ancora più probabile c’è poi, si diceva, anche la nuova normativa sul golden power rafforzato. Non a caso Raffaele Volpi, presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), sul suo profilo Facebook ha scritto: “Invito il governo a considerare immediate ed improrogabili valutazioni sugli strumenti utili da mettere in campo per intervenire in senso proattivo in questa vicenda. Ritengo importante che sia il nostro paese a decidere il destino di borsa italiana, evitandone smembramenti e riacquisendone il controllo potendone poi decidere alleanze e posizionamenti. Il governo non consenta ad altri di decidere su piattaforme finanziarie essenziali all’interesse del paese. Qualsiasi indugio farebbe ricadere sul governo elementi di grave responsabilità di inerzia rispetto ad una necessaria linea di consolidamento del sistema paese in un momento in cui vi è la necessità di traguardare il futuro con la solidità di tutta la filiera economico-finanziaria”.


Nel suo intervento a un webinar sul golden power organizzato da Vento&Associati lo scorso 3 luglio, Antonio  Rizzo (consigliere per gli Affari Economici della Presidenza del Consiglio) aveva detto che l’attenzione del governo è “ovviamente anche su Borsa Italiana. Certo, qualche tempo fa la soglia di attenzione era massima, perché c’era stato il rischio che potesse entrare addirittura nell’orbita di Hong Kong. Ora quel rischio non c’è più, ma sappiamo che ci sono altri temi sul tavolo, quindi certo anche quel dossier è ben presente al governo”.

Allo stesso webinar aveva partecipato anche Volpi, che aveva ricordato che il Copasir stava conducendo un ciclo di audizioni sul sistema bancario e assicurativo, spiegando che “l’ottica delle audizioni è quella della sicurezza nazionale” e sottolineando poi che “il coronavirus ci sta obbligando a prendere dei provvedimenti in emergenza, ma è anche un’opportunità per cambiare il posizionamento economico dell’Italia a livello geopolitico. Con una strategia ben impostata si può trasformare l’Italia da Paese aggredito a Paese di primo piano nel mondo”.


aggiornamento del 31 Luglio 2020 :

Borsa Italiana in vendita: LSE conferma trattative. Le novità

Borsa Italiana sarà venduta? Il London Stock Exchange ha confermato di aver avviato le trattative per la cessione Il London Stock Exchange ha confermato di aver avviato delle trattative volte alla cessione o della quota in MTS - la piattaforma dei titoli di Stato tricolori - o dell’intera Borsa Italiana, perimetro comprendente MTS, Piazza Affari ed Elite.


Chi potrebbe acquistare Piazza Affari?

Negli ultimi mesi le voci sulla possibile vendita di Borsa Italiana si sono avvicendate e non si sono mai realmente placate del tutto.

Proprio in questo contesto si sono inserite le manifestazioni di interesse di Deutsche Boerse che a febbraio scorso, tramite il proprio amministratore delegato, ha confermato di aver messo gli occhi sulle attività di Borsa Italiana.


Anche Euronext è stata ripetutamente considerata come una delle papabili interessate all’acquisto degli asset tricolori.


L’ipotesi di vendita di Borsa Italiana darà probabilmente vita a una nuova ondata di speculazioni sui possibili acquirenti per cui qualsiasi notizia in merito verrà passata al setaccio dall’intero mercato.



aggiornamento del 6 Luglio 2020 :

L'acquisto di Refinitiv non convince Singapore

Dubbi sulla fornitura di parametri di riferimento valutari


aggiornamento del 2 Luglio 2020 :

***Lse: autorita' antitrust Singapore, preoccupazioni su acquisto Refinitiv


aggiornamento del 26 Giugno 2020 : Lse, l'Antitrust Ue apre una inchiesta approfondita sull'acquisizione di Refinitiv


Bruxelles vuole vederci più chiaro nell'accordo Lse-Refinitiv. La Commissione europea ha avviato un'indagine antitrust approfondita sull'acquisizione da 27 miliardi annunciata della borsa di Londra la scorsa estate. I timori sono che l'operazione possa ridurre la concorrenza nel trading, nel clearing di strumenti finanziari e nei prodotti di dati finanziari.


Le due aziende sono complementari. L'acquisizione combinerebbe le attività di London Stock Exchange e del fornitore di dati e analisi Refinitiv, controllato da Blackstone (55%) e Reuters (45%). La Ce afferma che l’operazione appare a prima vista controversa su quattro fronti. Il primo è l'effetto della transazione sul commercio elettronico di titoli di stato europei, dove l'Mts di Lse e Tradeweb di Refinitiv sono leader di mercato. Segue la preoccupazione dell'impatto dell'operazione sul prezzo dei dati finanziari.


La commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager ha indicato che è fondamentale che i partecipanti al mercato continuino ad avere accesso alle infrastrutture di mercato e ai prodotti sui dati finanziari in termini concorrenziali. La Commissione ora ha tempo fino al 27 ottobre per prendere una decisione definitiva in merito all'accordo. Lse, che non ha commentato la notizia, nei mesi passati ha dichiarato di volere chiudere l'affare entro quest'anno. 


Anche l'Italia guarda da vicino la vicenda Lse-Refinitiv per via delle implicazioni che comporta per la borsa di Milano, controllata dal London Stock Exchange dal 2007. Le preoccupazioni espresse dall’Ue hanno portato nuovamente a ipotizzarne la vendita dato che l'autorità potrebbe scegliere di vietare l'operazione oppure dare il suo benestare ma a determinate condizioni. In particolare negli ultimi giorni sta prendendo corpo l'ipotesi che la cessione ci possa essere ma solo di Mts o di alcune sue parti. Refinitiv controlla Tradeweb che andrebbe a sovrapporsi a Bondvision, piattaforma per la negoziazione dei titoli di Stato di Borsa Italiana.


Secondo Dealreporter, Lse ha in corso dei colloqui con la Commissione europea e il governo italiano per valutare la possibilità di una vendita. In particolare, potrebbe essere messo sul mercato il 60% di Mts che fa capo a Borsa Italiana, mentre il resto è di alcune banche straniere e di Banca Imi. Mts complessivamente è valutata un miliardo di euro. Il tema però è delicato perché sono asset soggetti al golden power. Quindi anche se si facesse avanti un acquirente considerato idoneo questo dovrebbe comunque informare il Tesoro vista la strategicità di Mts.


Iniziano già a circolare i primi nomi di possibili soggetti interessati alla maggioranza di Mts: si va da un'altra Borsa straniera a Cdp fino a Sia.


aggiornamento del 22 Giugno 2020 :

Borsa Italiana sarà venduta? L'UE ha ufficialmente aperto un'indagine sull'operazione LSE-Refinitiv.


Nelle ultime ore, l’Unione europea ha comunicato di aver aperto una indagine sull’operazione LSE-Refinitiv, con l’obiettivo di scovare eventuali effetti distorsivi sul fronte competitività.

Le preoccupazioni espresse dall’UE hanno portato nuovamente a ipotizzare la vendita di Borsa Italiana, anche se al momento nessun commento ufficiale è ancora trapelato. L’esito della citata indagine potrebbe chiarire, e non poco, il quadro.


Borsa Italiana in vendita? I motivi dell’indagine su LSE-Refinitiv

27 miliardi di dollari. A tanto ammonta l’affare che permetterebbe al London Stock Exchange (controllante di Borsa Italiana) di mettere le mani su Refinitiv, provider di servizi finanziari controllata al 55% da Blackstone e al 45% da Reuters.

Nella giornata di ieri però l’Antitrust dell’UE ha deciso di voler esaminare più da vicino la questione e di lanciare una vera e propria indagine ufficiale.

Il timore dell’autorità è che l’operazione potrebbe finire per danneggiare la competizione nel trading, nel clearing di strumenti finanziari e anche nei prodotti di dati finanziari.


Ma perché? L’acquisizione andrebbe a sposare le attività del LSE e con quelle di Refinitiv, a sua volta controllante di Tradeweb. Ebbene proprio la combinazione tra la piattaforma Mts di Borsa Italiana e Tradeweb darebbe al London Stock Exchange un’ampia quota di mercato nel trading elettronico del debito pubblico UE, della Svizzera e anche del Regno Unito.


Secondo le indiscrezioni di Milano Finanza, Bruxelles potrebbe decidere di vietare l’operazione o anche di approvarla solo a determinate condizioni, tra le quali potrebbe rientrare anche la vendita di Borsa Italiana.


Fonti: Milano-Finanza, Money.it


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